Si tratta dell’unica isola urbana del Tevere, al centro di Roma, riconoscibile anche dalla sua forma simile a una nave. La leggenda più popolare legata all’origine di quest’isola lunga circa 300 metri, narra che nel 510 a.C., al momento della cacciata da Roma del re Tarquinio il Superbo, gli abitanti della città gettarono nelle acque del Tevere tutta la sua preziosa raccolta di grano che si accumulò, mista a fango, tanto da creare appunto un’isola.
Nell’antichità questo fu anche il luogo prediletto per il culto delle divinità, tra cui quello del dio della medicina Esculapio, in seguito alla pestilenza che stava decimando la popolazione nel 293 a.C. Dopo la costruzione del Tempio in onore del dio, ancora la leggenda ci racconta che l’epidemia cessò.
Oggi, nel luogo in cui fu edificato il tempio, vi è la Chiesa di San Bartolomeo, risalente al X secolo e voluta da Ottone III. All’estremità nord dell’isola, invece, si trova già dal Cinquecento l’ospedale Fatebenefratelli, mentre il ponte Fabricio, che collega il Ghetto all’Isola Tiberina, reca ancora i resti della Torre Caetani, edificio medievale posto all’ingresso di questo passaggio pedonale. Dall’altro lato del fiume si erge Ponte San Bartolomeo.
La passeggiata a bordo fiume è oggi per i romani un’abitudine invalsa.